Quale rilevante contributo possono offrire oggi i protettivi nanotecnologici per restauro al mondo delle belle arti? L’argomento è stato sviscerato in profondità al recente Salone del Restauro di Ferrara in occasione del seminario “La Diagnostica applicata ai beni culturali: studio di un caso reale per la verifica dell’efficacia di trattamenti nanotecnologici”.
L’appuntamento con valenza formativa, promosso da ALA Assoarchitetti in collaborazione con R&R Group e CMR – Center Materials Research, ha riscosso un elevato interesse richiamando numerosi progettisti e addetti ai lavori nel settore della conservazione e del restauro edilizio.

Il caso studio: Villa Morosini di Polesella

Caso studio, preso in esame per proporre nuove evidenze empiriche e dati di laboratorio in merito a compatibilità ed efficacia dei trattamenti nanotecnologici, con riferimento in particolar modo ai trattamenti in nanosilice Ector, è stata la splendida Villa Morosini di Polesella, Rovigo. Nota per essere la più meridionale delle ville venete, Villa Morosini fu realizzata dopo il 1555 per conto di Pietro Morosini, doge di Venezia, su un progetto architettonico attribuito a Vincenzo Scamozzi, allievo del Palladio.

Uno tra i più imponenti cantieri di restauro di una villa Veneta

In epoca recente, a causa di lunghi anni di abbandono la villa versava in condizioni di grave degrado. Per porvi fine, tra il 2001 e il 2004 il complesso monumentale è stato oggetto di un importante intervento di restauro voluto e finanziato dall’ Ing. Luciano Zerbinati, amministratore della società proprietaria dell’immobile, con lavori progettati e diretti dall’architetto Gianluca Gulli.

Villa Morosini prima e dopo restauro
L’imponente cantiere di restauro, i cui lavori sono stati eseguiti secondo le indicazioni e le autorizzazioni della competente Soprintendenza, ha interessato naturalmente anche tutte le facciate esterne con il ripristino e il rifacimento degli intonaci a cocciopesto, la finitura a calce, il rifacimento del manto di copertura.

Protezione anti-degrado sulle facciate restaurate

Tuttavia, già a pochi anni di distanza dal termine dei lavori, si erano palesati sulle facciate i segni di un deterioramento degli intonaci e degli apparati lapidei, dovuto principalmente agli eventi atmosferici – in particolare all’umidità e alle nebbie tipiche della zona – ma anche agli insetti, alle muffe ed ai licheni ben presenti in zone agricole ed alberate.
La proprietà ha deciso pertanto di far applicare una protezione idrorepellente per proteggere gli intonaci dal degrado causato da umidità e dalla formazione di muffe. Diverse porzioni della facciata sono state trattate in tempistiche e con prodotti diversi. Nel 2014, le superfici dalla sommità al piano nobile sono state protette con idrorepellente nanotecnologico della linea Ector prodotto da R&R Group; un anno più tardi, nel 2015, la porzione inferiore (da terra al solaio del piano nobile) è stata protetta utilizzando un tradizionale idrorepellente silossanico.

Le indagini diagnostiche e i dati emersi

prova_assorbimento_nanotecnologia_EctorIl seminario di Ferrara ha presentato gli esiti delle indagini diagnostiche realizzate nella primavera 2016 dal laboratorio CMR – Center Materials Research, che si sono concentrate in particolare su prove di assorbimento acqua, misure colorimetriche in situ e in laboratorio e analisi al microscopio elettronico SEM. L’obiettivo era monitorare le performance del protettivo nanotecnologico Ector a due anni di distanza dall’applicazione, potendo contestualmente beneficiare di un cantiere che consentiva di raffrontarle per via diretta con quelle di un silossanico.

Protettivo nanotecnologico e silossanico a confronto

Decisamente interessanti i dati esposti dalla dr.ssa Roberta Giorio di CMR nel corso della sua relazione al seminario. Relativamente all’assorbimento d’acqua, le prove effettuate con il metodo previsto dalla norma UNI Normal 44/93 (tubo di Karsten) hanno evidenziato come dopo mezz’ora

la superficie trattata con nanotecnologico Ector non aveva assorbito nulla confermando il permanere dell’elevato grado di idrorepellenza apportato dal protettivo nanotecnologico

Il mantenimento nel tempo dell’effetto idrorepellente è un aspetto indispensabile per impedire infiltrazioni e condense. Viceversa, nello stesso intervallo di tempo, la zona trattata un anno dopo con idrorepellente silossanico ha assorbito 3 ml d’acqua.

Favorevoli al prodotto nanotecnologico anche i dati diagnostici che hanno analizzato eventuali variazioni cromatiche apportate dai trattamenti sul rivestimento. Anzitutto non si sono evidenziate variazioni apprezzabili dovute alla stesura del protettivo:

la nanotecnologia Ector impatta sempre al di sotto dei valori soglia per la percezione di una differenza cromatica da parte dell’osservatore.

In seconda battuta, le misure colorimetriche in situ hanno evidenziato come la parte trattata con protettivo silossanico presenti valori di luminosità inferiori alle parti trattate in nanotecnologia, indizio di un possibile inizio di sporcamento della superfice trattata con silossani.

Un’ultima ma non meno importante conferma rispetto a compatibilità ed efficacia del trattamento protettivo in nanotecnologia Ector, in particolar modo rispetto alla capacità di fungere da scudo protettivo senza interferire con la traspirabilità del supporto, è arrivata dall’osservazione al microscopio elettronico SEM. Le immagini microscopiche di un campione prelevato da Villa Morosini hanno confermato l’assenza di strati filmogeni sull’intonaco, che pur mantiene intatta la protezione contro la pioggia battente.

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