Il DVR (documento di valutazione rischi) della vostra azienda – o albergo, piscina, condominio, casa di cura… – contiene una accurata ed aggiornata valutazione dei i fattori di rischio collegati all’ambiente di lavoro, tra cui anche una certificazione antiscivolo dei pavimenti?
Se la risposta è SI… potete tirare un respiro di sollievo e proseguire serenamente nella lettura.
Se la risposta è NO… vale la pena leggere con attenzione questo articolo. Ma è ancora più importante considerare il fatto di richiedere una valutazione o attivarsi per predisporre adeguate cautele in caso siano già state riscontrate delle lacune da colmare.
Si perché con la sentenza n. 10145/17, depositata venerdì 21 aprile, la Cassazione è tornata ad esprimersi in tema di infortunio sul luogo di lavoro. Proprio a partire dall’ennesimo caso di incidente dovuto a uno scivolamento su una superficie viscida e bagnata.
Se per caso andate di fretta e non avete il tempo per leggere tutto sappiate almeno che il succo del discorso è questo:
dovete preoccuparvi del fatto che gli incidenti non accadano (come è giusto) ma anche essere nelle condizioni di poter agevolmente dimostrare in tribunale che non avete lasciato nulla di intentato per eliminare il rischio.
Contenzioso per infortunio sul lavoro?
L’onere della prova grava sul datore
Ecco in breve i contorni della vicenda (per approfondimenti e altre considerazioni rimandiamo anche agli articoli pubblictai sul Sole 24 Ore o sul portale Lavoriediritti.com).
Accade che un lavoratore a seguito dell’infortunio sul lavoro intenta una causa all’azienda per richiedere il risarcimento dei danni biologico, morale ed esistenziale, pari a 250.000 euro!
La sua richiesta viene respinta sia in primo grado dal Tribunale di Modena, sia in secondo grado dalla Corte d’appello di Bologna sulla base del fatto che il lavoratore non avrebbe dimostrato la causa specifica (il nesso causale) dello scivolamento e, quindi, la colpa del datore di lavoro.
Ma per la Cassazione, a cui il lavoratore ha infine fatto ricorso, il giudice di merito avrebbe dovuto invece tenere nella giusta considerazione la mancanza della prova liberatoria da parte dell’impresa.
E’ utile riportare una parte dell’articolo del Sole 24 Ore:
“Nel caso di specie l’onere della prova gravava quindi sul datore di lavoro, che avrebbe dovuto dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno attraverso l’adozione di cautele previste in via generale e specifica dalle norme antinfortunistiche, solo con ciò rompendo il nesso causale tra l’infortunio occorso al lavoratore e l’attività svolta dello stesso in un ambiente in cui, per la scivolosità del pavimento e degli strumenti connessi all’attività lavorativa causata dal particolare tipo di lavorazione era altamente probabile che, non adottando ogni cautela prescritta, si verificassero eventi dannosi per il personale.”
Cosa cambia con questa sentenza?
Qualora non fosse chiaro, ciò che emerge è anzitutto l’orientamento della giurisprudenza oramai consolidato a proposito dell’obbligo di valutare e prevenire il rischio di caduta in piano.
Recenti sentenze sul tema, sempre propugnate dai giudici della suprema corte, hanno ribadito che:
- deve essere valutato il rischio connesso a tutti i fattori ambientali (tra cui le superfici scivolose), sul luogo di lavoro così come nelle scuole e in tutti i locali pubblici o commerciali
- devono essere adottate tutte le cautele e le misure di sicurezza preventive atte a escludere ogni possibile pericolo per i lavoratori o comunque per qualsiasi soggetto terzo
Con la sentenza sopracitata i giudici di legittimità rincarano la dose stabilendo in modo netto che
in caso di infortunio sul lavoro e relativo contraddittorio l’onere della prova grava sul datore stesso.
Conviene avere una certificazione antiscivolo
In ordine alla sicurezza antiscivolo dei pavimenti cosa significa questo? Quali conseguenze comporta?
Comporta, ad esempio, che se un vostro dipendente o collaboratore vi trascina in tribunale perché scivolando è andato gambe all’aria e si è procurato un brutto infortunio, dovrete essere nelle condizioni di fornire al giudice quanti più elementi possibili che provano un esonero di responsabilità e possono scagionarvi da qualsiasi attribuzione di colpa rispetto all’accaduto.
La legge richiede in sostanza che il datore di lavoro – sia esso un imprenditore, un amministratore di condominio, un esercente, il direttore del centro commerciale…) abbia una condotta diligente e irreprensibile rispetto alle norme di sicurezza prescritte e alle misure tecniche preventive e organizzative da implementare, tenendo conto anche delle specificità del contesto lavorativo, per tutelare l’integrità psico-fisica del lavoratore. E pretende inoltre che tutto ciò sia dimostrabile e documentabile.
Ecco perché non è più possibile trascurare di possedere, tra le altre documentazioni di sicurezza, anche una accurata valutazione su tutte le superfici calpestabili, adeguando e accertando le performance di resistenza allo scivolamento secondo le direttive antiscivolo in essere.
Come possiamo tenervi in piedi… anche davanti a un giudice
Il protocollo del trattamento antiscivolo professionale Tekno Touch prevede, a lavori ultimati, il rilascio di una certificazione sulla pavimentazione che la classifica come ‘antiscivolo’ soltanto dopo averla portata ad avere i requisiti di attrito richiesti dalle direttive vigenti in materia.
Sappiamo che la scivolosità di un pavimento può essere ‘misurata’ con approcci e metodologie anche molto diverse tra loro e non confrontabili (ps: se vuoi saperne di più puoi sempre richiedere il nostro eBook gratuito).
Il trattamento antiscivolo di nuova generazione Tekno Touch ha dimostrato di raggiungere risultati sempre superiori ai parametri minimi fissati dalle principali normative internazionali per considerare sicura una pavimentazione.
Ci limitiamo a ricordare che la certificazione antiscivolo che viene rilasciata con il trattamento Tekno Touch si basa sulla metrica BCRA e misura il coefficiente di attrito dinamico μ per un motivo molto pratico: è questo il riferimento normativo cogente nel contesto nazionale italiano. Di conseguenza sarà la BCRA (e non un altro standard) il primo e più probabile metro di misura con cui un CTU nominato dal tribunale determinerà se il vostro pavimento è oppure non è scivoloso.
La certificazione viene resa da un laboratorio terzo accreditato Accredia, indica che a seguito del trattamento il pavimento risulta essere antiscivolo e
vi mette in tasca una prova tangibile che interrompe il nesso causale diretto tra pavimento scivoloso e infortunio.
In una prospettiva di medio lungo termine, è fondamentale precisare che il protocollo di garanzia 20 anni di R&R Group fissa dei check-up biennali volti a monitorare ed accertare le condizioni di sicurezza antiscivolo nel tempo.
Da notare bene che si tratta di un assistenza compresa nel servizio e senza costi per il cliente.
Tutelare la salute dei collaboratori è una questione di principio e deve essere la prima reale preoccupazione di ciascun datore di lavoro.
Poter poggiare i piedi su basi salde per non capitolare frettolosamente nel momento in cui ci si dovesse trovare davanti a un giudice è una rassicurazione che non guasta.
Anzi, oggi è indispensabile!